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Strage a Las Vegas, il racconto delle vittime del massacro

vittime

Le persone per festeggiare Las Vegas erano più di ventimila, arrivati da ogni parte degli Stati Uniti. Solo per divertirsi in compagnia di musica e amici.

Le persone giunte a Las Vegas per festeggiare erano più di ventimila, erano arrivati da ogni parte degli Stati Uniti e oltre, soltanto per trascorrere una serata divertente in compagnia di musica e amici. La festa nella quale si è consumata la strage era una festa country. La gente aveva cappelli da cowboy, camicie a quadrettoni, come la tradizione vuole. Poi, come un fulime a ciel sereno giunsero gli spari e con loro la morte. Sono 59 le vittime della strage compiuta da Stephen Paddock. Il tutto ha avuto inizio nella notte tra domenica e lunedì.

Le vittime

La prima vittima ad essere stata indentificata è Sonny Melton. Il suo viso è già diventato un simbolo dell’innocenza di fronte alla follia omicida e alla crudeltà. Le altre vittime sono Bailey Schweitzer, Jennifer Irvine, Dana Gardner, Jessica Klymchuk, Quinton Robbins, Jenny Parks, Neysa Tonks, Rhonda LeRocque, Denise Burditus, Sandy Casey, Rachael Parker, Angela Gomez, Adrian Murfitt, Susan Smith, Lisa Romero-Muniz, John Phippen, Chris Roybal. L’America, come il resto del mondo, piange le sue vittime. Tutti quelli che hanno perso la vita in questo tragico evento erano tutte persone normali, madri e padri di famiglia. Era tutta gente che voleva soltanto divertirsi.

Le armi

La polizia di Las Vegas ha trovato nell’abitazione di Paddock, a Mesquite (a due ore di distanza da Las Vegas) ben 19 armi, oltre ai 23 fucili ritrovati nella stanza dell’hotel Mandalay Bay, luogo dove si è consumato l’attentato. Oltre alle armi sono state ritrovate anche rilevanti quantità di munizioni e di esplosivi. Nonostante tutto questo arsenale l’iniziativa di Paddock sembra essere una cosa totalmente isolata dalle azioni terroristiche dell’Isis. L’attentato scatena subito una grande polemica, quella delle armi.

L’intervento di Trump

Il presidente americano Donald Trump si pronuncia alla stampa e parla della strage della città più luminosa del mondo. Mercoledì si recherà a Las Vegas per incontrare le autorità locali, i soccorritori e le famiglie delle vittime. Per il presidente è stato un atto di pura malvagità, e ringrazia le forze dell’ordine per aver, in parte, arginato il problema salvando molte vite. Le bandiere a mezz’asta sono issate. Nel frattempo però emerge un argomento scottante: la legge sulle armi. Il capo della Casa Bianca non si è pronunciato granchè ma ha sviato il discorso dicendo che di armi sene parlerà più avanti. Il partito democratico americano però non molla. Rilanciano e rinnovano la richiesra al Congresso, il quale è controllato dai repubblicani. La loro richiesta riguarda la volontà di fare una legge che aumenti la sicurezza sulle armi, soprattutto dopo la strage nella famosa cittadina del Nevada. Steve Bannon, ex chief strategist della Casa Bianca, è convinto che la legge sulle armi resterà immutata. Trump non la cambierà mai.

Riepilogo vicende

Il console italiano che opera a Las Vegas ha dichiarato che tra le vittime non ci sono italiani. Antonio Verde, il console lo ha riferito all’Agi. Il bilancio comunque rimane sconvolgente. Su circa 22mila persone 59 sono morte e ben 529 sono rimaste ferite. Il 64enne Paddock, nella sparatoria, sembra aver utilizzato un marchingegno che permette di sparare 700 colpi al minuto. Alcuni esperti di armi che sono stati interpellati hanno aggiunto che l’oggetto è facilmente acquistabile su internet. L’uomo era considerato una specie di “lupo solitario” e si sospetta che si sia tolto la vita prima che le forze armate facessero irruzione. Non si hanno ancora chiare delucidazioni sul movente, e quindi cosa ha spito l’uomo a fare questo tragico gesto. Apparentemente il suicida era un nuovo membro dell’Isis, covertitosi poco prima dell’evento. Al momento però non si ha la certezza di questi legami.