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Bettie Page, la vita della regina delle pin – up

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La vita di Bettie Page, la “regina delle pin- up”: abusata dal padre, visse in orfanotrofio e a lungo in manicomio prima di tornare in auge.

Prima della “regina del burlesque” Dita Von Teese, c’era lei: Bettie Page, la sovrana delle pin – up che fu il modello dell’ex moglie di Marilyn Manson. Il periodo era quello degli Anni Cinquanta, quando ancora non ancora si parlava di “liberazione sessuale”, anzi le fotografie di giovani mezze svestite erano considerate peccaminose e un pericolo per la società. Addirittura il Senato americano istituì un Comitato Speciale che valutasse e sanzionasse eventuali attività che potessero essere considerate pornografiche. Le foto di Bettie non erano generalmente né audaci né tanto meno volgari, ma lei era disprezzata da più d’uno per ciò che faceva.

La vita della “diva”

Bettie Page era nata il 22 aprile 1923 nel Tennessee, profondo Sud degli Stati Uniti. Gli anni erano quelli della “Grande Depressione”. Ebbe un’infanzia e una prima adolescenza terribili, con il padre che abusava di lei e delle sue due sorelle. Poi, però, l’uomo venne arrestato. La madre aveva già trovato il coraggio di divorziare dal marito, ma in seguito mise le tre figlie in orfanotrofio per circa un anno, perché non riusciva a provvedere a loro. La famiglia di Bettie si spostava continuamente cercando lavoro, ma nonostante questo la ragazza riuscì a diplomarsi (per poco non ottenne anche una borsa di studio) come insegnante. Poi si iscrisse al college e si laureò in Arte nel 1943.

Nel frattempo aveva cominciato a studiare con il sogno di diventare attrice cinematografica, trovando però il suo primo lavoro battendo a macchina il manoscritto del docente universitario e autore di romanzi storici, Alfred Leland Crabb. Bettie sposò un suo ex compagno di scuola superiore, Billy Neal, che poco dopo sarebbe partito per la Seconda Guerra Mondiale. L’unione naufragò poco dopo, nel 1947. La giovane insegnò per un certo periodo, ma per via della mentalità dell’epoca, in quanto bella, non riusciva a farsi rispettare, soprattutto dai ragazzi più grandi.

Bettie Page

Un incontro fondamentale

Bettie non riuscì a sfondare a Hollywood, forse per una questione d’immagine. Nel 1950 incontrò casualmente sulla spiaggia di Coney Island (Brooklyn, New York) un fotografo alle prime armi, Jerry Tibbs, il quale cominciò a suggerirle di farsi crescere quella frangetta che sarebbe diventato un suo tratto distintivo.

In quel periodo Bettie faceva la segretaria al Rockfeller Center e intanto posava nei Camera Clubs, antesignani dei night. La giovane cominciò così a diventare famosa, vestendo un abito nero in pelle nera (disegnava e cuciva lei personalmente molti dei suoi costumi) e assumendo pose sadomaso. Veniva immortalata in una serie di foto e girava cortometraggi inviati poi per corrispondenza. In quelle immagini non vi furono mai scene di sesso esplicite. Questa sua attività si protrasse dal 1950 al ’57 e nel gennaio del 1955 la donna comparve anche sulla pagina centrale di “Playboy”, ottenendo la sua consacrazione.

Nel frattempo si era sposata altre due volte, ma anche quei due matrimoni erano falliti. Nel 1958 la carriera di Bettie Page subì una drastica battuta d’arresto per motivi ignoti. Si parlò di una convocazione da parte del comitato anti-pornografia, di stalking ai suoi danni, oppure di una conversione al cristianesimo (cosa effettivamente accaduta) durante una cerimonia religiosa in Florida, dove si trovava in vacanza. Fatto sta che Bettie abbandonò il lavoro.

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La drammatica svolta

A quel punto decise di partire come missionaria in Africa. Tuttavia, a causa del suo passato professionale e coniugale, non venne accettata da nessuna organizzazione cristiana. Iniziò così per lei un periodo di problemi psichici, nel quale cominciò anche a compiere atti violenti. Tra questi l’aggressione alla sua padrona di casa con un coltello. Fu prima arrestata e poi internata in un ospedale psichiatrico, in cui le venne diagnosticata la schizofrenia paranoide. Vi rimase fino al 1992, praticamente in miseria.

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Bettie non sapeva che intanto era tornata a essere popolare, grazie a una serie di libri e riviste. La sua immagine diventò persino un fumetto. Scoprendo di essere ritornata al successo, cercò di guadagnare qualcosa dai diritti d’autore, ma faticò molto. L’aiutò Hugh Hefner, l’editore di “Playboy”, scomparso il 27 settembre del 2017.

L’artista si spense l’11 dicembre del 2008, a 85 anni, a causa di una polmonite. Negli suoi ultimi anni non aveva più permesso a nessuno di fotografarla, volendo essere ricordata per com’era da giovane. Nell’immaginario collettivo avrebbe dovuto rimanere quella dei “tempi d’oro”. Avrebbero dovuto pensare a lei come una donna che aveva “cambiato il punto di vista delle persone riguardo alla nudità nella sua forma naturale”. Per l’emittente MTV, senza Bettie Page non sarebbero nate artisticamente figure come quelle di Kate Perry, Madonna, Rihanna, Uma Thurman in “Pulp Fiction” e la già citata Dita Von Teese. Questi sono solo alcuni esempi.