> > Bill Gates: epidemia da 30 milioni di morti in arrivo

Bill Gates: epidemia da 30 milioni di morti in arrivo

Bill gates epidemia

Il filantropo e magnate americano Bill Gates è intervenuto in una conferenza medica spiegando la possibilità e le conseguenze di un'epidemia globale

Il miliardario americano ha annunciato che entro i prossimi dieci anni l’umanità potrà assistere ad una nuova epidemia di scala globale che potrebbe causare moltissimi morti, fino a 30 milioni di persone. Bill Gates ha anche detto che il mondo è ancora impreparato a gestire emergenze del genere e ha proposto alcune possibili soluzioni.

Un’epidemia da 30 milioni di morti

Il magnate americano ha tenuto un discorso durante una conferenza di Medicina a Boston in cui ha parlato di epidemiologia nel contesto della globalizzazione. Dopo essersi detto entusiasta e positivo per gli sviluppi della medicina negli ultimi decenni, Bill Gates ha però cercato di portare l’attenzione su una tematica su cui invece sia la professione medica che la popolazione civile si trova ancora molto impreparata: la possibilità di un’epidemia globale.

“Considerata l’emergenza costante di nuovi patogeni e come il mondo sia collegato oggigiorno, tramite catene il turismo, le migrazioni e gli scambi, c’è una possibilità molto alta che una pandemia possa verificarsi su scala globale.” Ha detto Gates.

Le premonizioni del guru Microsoft sono tutt’altro che infondate. Il mondo ha già visto scenari drammatici come quelli dipinti da Gates: solo 100 anni fa, l’influenza spagnola, fece 675.000 morti in sole 5 settimane tra i contagiati. Alla fine del 1918 si contavano ben 50 milioni di morti in Europa e nel mondo. Secondo una simulazione dell’Institute for Disease Modeling, se una patologia del genere dovesse diffondersi oggi, con dinamiche simili ma con le tecnologie moderne, entro febbraio 2019 potremmo contare la somma spaventosa di 33 milioni di morti.

“Guardando i thriller americani uno è portato a pensare che in fondo il mondo è riuscito a debellare rischi del genere e che siamo tutti al sicuro da microorganismi letali, ma nel mondo reale, l’infrastruttura sanitaria che abbiamo messo su e che funziona relativamente bene in tempi normali può collassare in un attimo in situazioni di emergenza di massa. Questo vale ancora di più in paesi in via di sviluppo. Ma persino negli Stati Uniti, allo stato attuale, la potenziale risposta ad una pandemia potrebbe essere del tutto insufficiente”. Ha continuato Gates.

L’invito a un lavoro “globale”

Bill Gates ha poi auspicato un lavoro congiunto su scala globale per debellare rischi come questo, che sono molto più concreti di quanto possiamo immaginare.

Quello di cui il mondo ha maggior bisogno, per il magnate, è un sistema di rilevamento immediato, tecnologie migliori e un piano d’intervento. Alcune istituzioni hanno in realtà già iniziato a lavorare per far fronte a scenari del genere. Un’associazione medica americana è in procinto di investire una donazione di 630 milioni di dollari per lavorare alla stipulazione di un piano di intervento, incluso lo sviluppo di vaccini da rendere eventualmente disponibili nel giro di pochi giorni, in caso di emergenza. Il Broad Institute di Berkeley sta mettendo a punto un test di diagnosi specifico e più preciso che si rifà al test di gravidanza piuttosto che a quanto era stato sperimentato per i virus dengue e Zika.

L’entità di un’epidemia globale, oggigiorno, interesserebbe un numero di persone pari agli abitanti della Polonia. Gates ha chiuso poi così: “Le connessioni globali fanno sì che viviamo in un mondo mai così interconnesso e dinamico. Al tempo stesso questo ci rende tutti più vulnerabili”. Almeno in questo possiamo essere tutti d’accordo. Epidemie circostanziate come l’ebola o virus minori come le febbri tropicali sono stati in grado in questi anni di viaggiare oltre le aree interessate, a causa della maggiore mobilità umana. Non è difficile immaginare che un microorganismo più letale e resistente come quello postulato dal filantropo Microsoft possa avere effetti ben più devastanti con conseguenze per ognuno di noi.