> > Coronavirus, Pregliasco: "Dobbiamo preparaci per far fronte al peggio"

Coronavirus, Pregliasco: "Dobbiamo preparaci per far fronte al peggio"

Coronavirus Pregliasco prepararci al peggio

Pregliasco invita a prepararsi al peggio, ovvero la possibilità che il coronavirus rappresenti un problema per anni.

L’Italia è nel pieno della fase 2 della lotta al coronavirus, c’è voglia di tornare alla vita di prima, alla socialità e soprattutto alla produttività, ma l’allerta non è di certo passata. Il lungo lockdown è servito solo a evitare che il Covid-19 potesse diffondersi ulteriormente e così è stato, ma pensare che la battaglia sia finita sarebbe irresponsabile. A sottolineare tutto questo è stato il direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco, che in collegamento con Di Martedì su La7 ha sottolineato che “questo virus ci sta spiazzando con caratteristiche che non avevamo mai visto. Il virus ci terrà compagnia per uno o due anni, dobbiamo prepararci allo scenario peggiore con una ulteriore ondata. Dobbiamo attrezzarci per far fronte al peggio nella speranza che la situazione diventi, invece, sempre più tranquilla e gestibile”.

LEGGI ANCHE: Coronavirus, Pregliasco: “Manterrei il lockdown per mesi”

Coronavirus, Pregliasco: “Occorre prepararsi al peggio”

Il professor Pregliasco ha anche commentato per i dati del 12 maggio riferiti all’epidemia: “Tutti gli indicatori forniti dalla Protezione civile mostrano un trend positivo, molto bello il dato in calo delle terapie intensive e quello relativo ai ricoveri. È passata ormai una settimana dall’inizio della nuova fase, considerando il tempo di incubazione della malattia che sappiamo andare dai 2 agli 11 giorni con una media di cinque, speriamo di non vedere effetti negativi di risalita del contagio. Intorno al 21 maggio avremo un riscontro certo di come è evoluta l’epidemia con l’allentamento delle restrizioni”.

Poi Pregliasco è tornato sul discusso tema della bella stagione che, per alcuni, potrebbe indebolire il virus: “Non sappiamo ancora se il caldo servirà a contenere il contagio, o se questo virus effettivamente sta cambiando anche in termini di caratteristiche cliniche. Effettivamente non stiamo assistendo più a tanti arrivi in ospedale di pazienti con saturazioni particolarmente critiche. Di solito – conclude Pregliasco – i virus respiratori cercano di cambiare, diventando meno letali. Ma non abbiamo la certezza: il virus Ebola dimostra che non è sempre così”.