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Coronavirus, numero dei contagi in Italia è incoraggiante: cos'è cambiato?

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L'Istituto Superiore di Sanità definisce a "basso rischio" lo stato dell’epidemia da coronavirus in Italia: la curva epidemia sembra stabilizzarsi.

Resta incerto l’andamento del coronavirus in Italia e nel mondo. Gli esperti esprimono pareri opposti e si susseguono i dubbi sulla possibile nuova ondata in autunno. Intanto da Oxford arrivano notizie incoraggianti e che fanno ben sperare: i primi test sull’uomo, infatti, avrebbero dato buoni risultati. Mentre si continua a raccomandare massima accortezza e tanta attenzione per evitare un incremento dei casi di coronavirus, il numero dei contagi in Italia sembra mantenersi stabile: l’Istituto Superiore di Sanità definisce a “basso rischio” lo stato attuale dell’epidemia nel nostro Paese.

Coronavirus, il numero dei contagi in Italia

Dopo mesi in cui il perdurante stato di emergenza ci ha costretti chiusi nelle nostre case, con strade deserte, famiglie spezzate, affetti devastati, l’Italia vuole ripartire. Stando a quanto dichiarato dall’Istituto Superiore della Sanità, lo stato attuale dell’epidemia nel nostro Paese è meno drammatico e pericoloso rispetto a ciò che si è riscontrato durante la scorsa primavera. L’ISS, infatti, definisce “a basso rischio” lo stato attuale dell’epidemia in Italia, precisando che la curva epidemica ha mostrato una stabilizzazione del numero di nuovi casi di Covid-19. Le variazioni giornaliere pare siano motivate dall’intensa attività di tracciamento e screening, soprattutto nei confronti di chi ha avuto contatti stretti con dei positivi.

La situazione epidemiologica si conferma “estremamente fluida”, mentre l’indice di contagio Rt è tornato leggermente superiore alla soglia di 1.

Gli studi sul coronavirus

Fortunatamente, a distanza di alcuni mesi dallo scoppio dell’emergenza sanitaria in Italia, il virus è più conosciuto e ora si hanno a disposizioni più strumenti utili per proteggerci. Ricercatori e scienziati di tutto il mondo hanno studiato il Sars-Cov-2, dimostrando che si trasmette per via aerea attraverso le goccioline di diametro anche inferiore ai 10 micron. Hanno attestato che il Covid-19 è in grado di restare sospeso nell’aria per tempi più lunghi.

Stando a quanto emerso dagli ultimi studi, gli anticorpi sviluppati da chi ha contratto il coronavirus tendono a diminuire con il tempo, fino a non essere più rilevabili. Inoltre, lo sviluppo delle immunoglobuline IgG non sarebbe la sola manifestazione della risposta immunitaria. Alcune ricerche, infatti, hanno evidenziato la presenza di linfociti T. Si tratta di globuli bianchi specializzati nel riconoscimento delle cellule infette da virus, in grado di riconoscere e combattere il Sars-Cov-2 anche in soggetti che non hanno mai contratto l’infezione ma che, in passato, sono probabilmente entrati in contatto con altri coronavirus, come Sars e Mers.

La ripartenza dell’Italia

Nonostante la presenza di nuovi focolai in diverse zone d’Italia, la situazione risulta attualmente “a bassa criticità”, con incidenza di 4,6 casi ogni 100.000 abitanti, una delle migliori in Europa. Il risultato raggiunto è frutto delle settimane di lockdown e del rispetto delle misure necessarie per ridurre il rischio di trasmissione. L’uso della mascherina, il distanziamento sociale e l‘igiene personale restano di fondamentale importanza.

Importante per la ripartenza anche il ruolo dei servizi territoriali di sorveglianza nell’attività di screening e identificazione dei contatti. Attraverso un simile tracciamento è possibile individuare nuovi contagi e contenere eventuali nuovi focolai. Se quanto fatto finora dall’Italia intera è stato necessario per la riapertura delle attività e per cercare di tornare alla vita di sempre, è bene continuare a prestare massima attenzione, perché il virus è ancora in circolo.