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Giallo di Caronia, tutti gli errori nelle ricerche di Gioele Mondello e Viviana Parisi

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Diversi sono gli errori commessi dalle autorità nelle ricerche di Viviana Parisi e soprattutto del figlio Gioele Mondello. Mancanze che, di certo, non aiuteranno a risolvere il "giallo di Caronia".

Lo scorso 3 agosto Viviana Parisi, dj 43enne residente in Venetico (ME), esce insieme al figlio Gioele Mondello, di 4 anni, per recarsi al centro commerciale, distante una ventina di minuti dalla propria abitazione, lasciando il cellulare a casa.

Alcune ore dopo l’auto della Parisi urta un furgone accostato sull’autostrada Palermo-Messina, all’altezza di Caronia, distante più di cento chilometri da Venetico.

La donna dopo l’incidente, secondo la testimonianza di due coniugi lombardi, prende in braccio il piccolo Gioele, scavalca il guardrail e si addentra nella fitta vegetazione limitrofa.

Da quel momento viene persa ogni loro traccia. Poco dopo Daniele Mondello, padre di Gioele e marito di Viviana, allerta le autorità e ne denuncia la scomparsa.

Le ricerche di Viviana Parisi e Gioele Mondello

La mattina del 4 agosto, le forze dell’ordine si avvalgono dell’aiuto dei Vigili del Fuoco per eseguire ricerche aeree mediante l’utilizzo di droni, contributo fondamentale i questo genere di caso.

Grazie, infatti, alla loro mobilità e all’alta risoluzione delle riprese, i droni sono in grado di coprire ampi spazi e catturare ogni dettaglio, aumentando le probabilità di ritrovare rapidamente le persone scomparse.

In tali situazioni, il fattore tempo riveste un elemento cruciale: ogni minuto può fare la differenza tra una storia a lieto fino e un epilogo disastroso.

Ebbene, è proprio la modalità con cui sono state condotte le ricerche che solleva dubbi in merito alla competenza delle autorità incaricate, a causa di evidenti e gravi errori commessi, segnale di negligenza e mancanza di professionalità da parte degli “esperti”, se cosi si possono definire, incaricati.

Gli errori degli investigatori nel giallo di Caronia

L’errore più grave commesso dalle autorità è stato quello di affidarsi esclusivamente alle riprese in diretta dei droni, senza visionare in seguito tutto il materiale registrato.

Questo passaggio fondamentale dovrebbe essere scontato per chiunque utilizzi questi strumenti in maniera professionale, ma purtroppo, evidentemente, chi è stato incaricato di questo compito non sembra essere stato adeguatamente preparato o, in ogni caso, non ha svolto il proprio lavoro nella maniera corretta.

Il materiale registrato, infatti, è stato accantonato per ben quattordici giorni ed è stato poi trasmesso alle autorità preposte alle indagini solamente il 19 agosto, in seguito quindi al ritrovamento di entrambi i corpi.

I video mostrano nitidamente, in diversi fotogrammi delle 10:15 del 4 agosto, che il corpo della donna si trovava già vicino al traliccio dell’Enel dove verrà poi rinvenuta dalle squadre di ricerca l’8 agosto.

Chiaramente, se i tecnici incaricati avessero semplicemente visionato nella maniera corretta il materiale raccolto, le ricerche di Viviana si sarebbero potute concludere il giorno dopo la sua scomparsa.

Non è sicuramente la prima volta che le autorità hanno commesso questi errori, basti pensare al caso di Yara Gambirasio. Anche in quella circostanza furono utilizzati mezzi aerei per le ricerche della ragazza senza che producessero alcun risultato, infatti il corpo fu ritrovato casualmente tre mesi dopo la sua scomparsa, a poche centinaia di metri dal centro di coordinamento delle ricerche, solamente in seguito alla segnalazione di un aeromodellista.

Un altro errore commesso dalle autorità è stato quello di non essere in grado, in ben sedici giorni e avendo a disposizione risorse quali droni e cani molecolari, di individuare la posizione del corpo del bambino.

Il 17 agosto Daniele Mondello lancia un appello su Facebook invitando chiunque volesse a unirsi a lui per formare una squadra di volontari per cercare Gioele. I volontari si sono riuniti la mattina del 19 agosto e, poche ore dopo, un membro del gruppo, l’ex brigadiere Giuseppe di Bello, rinviene, a poca distanza dal traliccio ai piedi del quale era stata ritrovata la madre undici giorni prima, il corpo del piccolo Gioele. Non è stato necessario attendere il referto dell’autopsia per constatare che il corpo si trovasse lì da molti giorni.

È sconcertante che nessun membro delle forze dell’ordine e dei Vigili del Fuoco, con ben altri mezzi a disposizione e in più di due settimane di ricerche, sia stato in grado di fare ciò che un volontario ha fatto in una giornata. Lo stesso Daniele Mondello accusa le autorità di aver condotto con superficialità e negligenza le ricerche dei suoi familiari.

In casi come questi, solo il tempo e maggiori approfondimenti saranno in grado di ricostruire le reali dinamiche dell’accaduto e attribuire le dovute responsabilità degli errori commessi, quel che è certo già da ora è che le ricerche avrebbero dovuto svolgersi in ben altro modo.

Infine, evidenti lacune sussistono anche in merito alle dinamiche che hanno dato inizio alla tragedia, alla cui ricostruzione pare non venga data particolare importanza.

Il susseguirsi di fatti che ha causato l’incidente tra l’Opel Corsa della Parisi e il furgone degli operai in galleria non risulta, ad oggi, verificato, se non facendo fede alle parole degli operai stessi. È stata Viviana ad urtare il furgone oppure l’autista del furgone, senza prestare la dovuta attenzione, ha aperto la portiera colpendo il lato passeggieri dell’auto della vittima?

Ad ora non vi sono risposte certe e questa rimane una mera supposizione, tuttavia bisogna riconoscere come le ammaccature presenti sulla portiera destra del furgone non possano essere interpretate in maniera univoca, se non una volta condotte perizie approfondite e affidabili in merito.