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Don Primo Mazzolari - Come pecore in mezzo ai lupi

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A 30 anni dalla nascita dalla Fondazione Don Primo Mazzolari Chiarelettere pubblica COME PECORE IN MEZZO AI LUPI di Don Primo Mazzolari Prefazione di Don Virginio Colmegna Scheda: http://www.chiarelettere.it/libro/instant-book/come-pecore-in-mezzo-ai-lupi/index.php Don Colmeg...

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A 30 anni dalla nascita dalla Fondazione Don Primo Mazzolari Chiarelettere pubblica

COME PECORE IN MEZZO AI LUPI

di Don Primo Mazzolari

Prefazione di Don Virginio Colmegna

Scheda: http://www.chiarelettere.it/libro/instant-book/come-pecore-in-mezzo-ai-lupi/index.php

Don Colmegna presenta il libro: http://www.youtube.com/watch?v=XXt4mIfzi5Q

Chiarelettere, Instant Book, 144 pp, euro 7 – In libreria

SCHEDA LIBRO

Totalmente dimenticato. Difficile da trovare in libreria. Riscopriamolo! Dopo don Milani, è ora di rileggere don Mazzolari. I suoi scritti sorprendono per l’attualità.

Questo libro ne propone una selezione, dagli anni del fascismo a quelli della Resistenza, fino al successivo tradimento della democrazia. Scritti politici, incentrati sulla necessità di ripensare la politica italiana oltre i partiti. Basta con la politica degli interessi e dei privilegi. Basta con l’oligarchia italiana. Un libro di riferimento per il presente. Una scrittura che provoca e cattura il lettore, come mostrano i frammenti riportati. Per Mazzolari i partiti sono depositi di interessi, clientele, corruzione. È impossibile cambiarli. I partiti allontanano la buona politica. C’è urgenza di ripensarla, questa politica. Mazzolari introduce con straordinaria potenza retorica la necessità di sconfiggere Questa politica da pattumiera (come titola un suo articolo proposto nel libro). Né a sinistra, né a destra, né al centro. Perché la buona politica è possibile ritrovarla solo oltre i partiti. Una lezione per l’Italia in cui viviamo.

NOTA EDITORIALE
Proponiamo una selezione degli scritti politici di don Primo Mazzolari, composti tra il 1940 e il 1955. Il libro è introdotto da una premessa di don Virginio Colmegna ed è diviso in cinque parti. La prima parte raccoglie gli interventi più attuali e dirompenti (La politica del peggio, Questa democrazia, Il nostro impegno, Non si fa buona politica con la pattumiera, «Conoscevo un camerata…», Non a destra non a sinistra non al centro, ma in alto): scritti negli anni Quaranta, rappresentano ancora oggi una straordinaria provocazione morale e intellettuale. Le parti che seguono sono dedicate ai giovani (Parole a un giovane, Discorso sottovoce ai giovani… e agli altri), chiamati a riscoprire la passione politica dopo le delusioni della guerra; alla tolleranza; al mestiere dell’uomo (Domani, Guardando al domani, Lettera a un «partigiano», Lezione e valori della Resistenza italiana), per rinnovare e ripulire la politica corrotta e clientelare; alla giustizia sociale (Non hanno da mangiare, A un industriale, Addio clienti!, Della pazienza in democrazia), sempre dalla parte degli ultimi. L’ultima parte (Siamo tutti comunisti) presenta una riflessione di don Mazzolari sul comunismo non come dottrina politica o sistema di pensiero ma come stato d’animo, molto vicino all’ideale dell’impegno politico cristiano. Tutti gli scritti qui pubblicati sono ripresi dal volume Scritti politici, edizione critica a cura di Matteo Truffelli, con la prefazione di Giorgio Campanini, EDB, Bologna 2010. Con l’unica eccezione del testo Il nostro impegno, pubblicato in Impegno con Cristo, edizione critica a cura di Giorgio Vecchio, EDB, Bologna 2007.

Don Primo Mazzolari (1890-1959) nasce in un paesino vicino a Cremona.

La sua esperienza pastorale si svolge nelle terre d’origine, tra Cremona e Mantova. Potente oppositore del fascismo, durante la Resistenza è costretto alla clandestinità per non essere catturato. La sua esperienza pastorale propone un forte messaggio politico rivolto sia ai credenti che ai non credenti. Per il suo impegno politico Mazzolari subisce la censura da parte del Vaticano, che gli proibisce di scrivere su temi di attualità. Lui continua, condanna la chiusura dei cattolici nell’indifferenza, lo ritiene il più grave male dell’Italia. La sua lezione è uno dei più alti esempi di virtù civile del Novecento italiano.