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In Iran è quarta ondata della pandemia, scatta il lockdown e Rohani dice che è arrivata dall'Iraq

In Iran verranno chiuse le moschee

In Iran è quarta ondata della pandemia, scatta il lockdown: 10 giorni di fermo per le strutture educative, culturali e religiose del paese

In Iran è ormai quarta ondata della pandemia e scatta il lockdown, colpa della variante inglese che ormai ha preso il sopravvento nel paese islamico e che sta constringendo il governo a nuove e drastiche misure di contenimento. Ne dà menzione una dichiarazione ufficiale del presidente iraniano Hassan Rohani riportata dall’Ansa: “La variante inglese del coronavirus che sta circolando in Iran è arrivata dall’Iraq e ha prodotto l’inizio della quarta ondata pandemica nella nostra nazione”. Un comunicato laconico e stringato, ma che dà il senso di una situazione di rinnovato ed altissimo rischio per i cittadini dell’Iran. Esattamente un anno fa la crisi economica e i contagi in calo spinsero il governo a riaprire quasi tutto.

In Iran è quarta ondata, colpa del capodanno

Ma c’è di più: Rohani ha aggiunto anche che i viaggi e gli incontri per il capodanno iraniano sono altre cause del peggioramento della situazione. Ci sarebbe quindi una causa scatenante, almeno a detta dei vertici di governo della repubblica islamica che non hanno certo usato mezzi termini nello stabilire l’origine presunta della quarta ondata. Sta di fatto che Il governo ha annunciato un lockdown nazionale di dieci giorni per le strutture educative, culturali e religiose. E attenzione: fra queste ultime sono incluse le moschee che avevano pianificato programmi per mercoledì per l’inizio del mese di digiuno del Ramadan

Moschee chiuse e 50% dei lavoratori a casa

Si tratta di un fatto per certi versi senza precedenti che rende molto bene il senso di urgenza anche all’interno di una teocrazia ortodossa come quella iraniana, che poco prima della terza ondata di ottobre 2020 aveva azzardato riaperture dei luoghi di culto. Inoltre, in 257 città iraniane a rischio molto alto e in 129 a rischio alto, per due settimane lavorerà in presenza solo il 50% del personale degli istituti importanti e un terzo nelle altre organizzazioni. Le uniche attività economiche aperte in queste zone saranno supermercati, cliniche mediche e centri di riparazione per le auto.