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Fabrizio Corona in appello: chiesto nuovo affidamento più restrittivo

fabrizio corona

L'ex re dei paparazzi in appello ha richiesto un nuovo periodo di affidamento con restrizioni più rigide.

“Un’altra possibilità”, è quanto richiesto da Fabrizio Corona e dal suo legale Ivano Chiesa ai magistrati incaricati di giudicare la sua posizione legale. Durante l’udienza di martedì 16 aprile 2019, il legale dell’imprenditore di 45 anni ha, infatti, chiesto la concessione al suo cliente di un nuovo affidamento. Quest’ultimo avrà, però, criteri più restrittivi rispetto a quello concessogli precedentemente. Il piano dell’avvocato di Corona prevede anche l‘obbligo di frequentazione di una struttura terapeutica.

Secondo quanto viene riportato da fanpage.it, Fabrizio Corona dovrà frequentare la comunità di recupero per tossici dipendenti con continuità (almeno tre volte alla settimana). L’ex re dei paparazzi avrebbe chiaramente ammesso di aver compiuto molti errori durante il periodo di scarcerazione e si sentirebbe pronto ad avere una nuova possibilità per dimostrare di essere cambiato.

Cosa rischi Fabrizio Corona?

L’udienza nei confronti di Corona sta entrando nel vivo e prossimamente i magistrati dovranno decidere se revocare o meno l’affidamento terapeutico per l’ex paparazzo. Nel caso in cui questo venga revocato, Corona dovrà tornare in carcere a scontare la propria pena. Non sembrano esserci grandi speranze per il 45enne. Infatti, la richiesta della procura generale è stata molto chiara e decisa: “La misura disposta deve essere revocata definitivamente”.

Nonostante i tentativi di convincere i giudici del proprio cambiamento e la decisione di sottoporsi ad un affidamento con regole molto più rigide, sarà davvero difficile ottenere un nuovo sconto. L’avvocato Nunzia Gatto, infatti, ha chiesto che il periodo trascorso in affidamento venga cancellato e che non venga contato come un periodo in cui è stata scontata la pena. Se questa richiesta dovesse essere accettata dai magistrati, l’imprenditore dovrà rimanere in carcere almeno fino al 2023.