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Luoghi della terra: i più strani e misteriosi

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La terra offre luoghi decisamente insoliti e misteriosi: conosciamone qualcuno. IN EUROPA Nel Vecchio Continente troviamo il Reykjanes Ridge, in Islanda, confine di fatto tra la placca euroasiatica e quella nordamericana. Esso è formato dal risalimento in superficie della Dorsale medio-atla...

La terra offre luoghi decisamente insoliti e misteriosi: conosciamone qualcuno.

IN EUROPA

Nel Vecchio Continente troviamo il Reykjanes Ridge, in Islanda, confine di fatto tra la placca euroasiatica e quella nordamericana. Esso è formato dal risalimento in superficie della Dorsale medio-atlantica, una catena montuosa sottomarina che va dal Polo Nord all’Antartide.

NEGLI STATI UNITI

Negli USA c’è la Racetrack Playa, un lago asciutto che si trova nella celeberrima Valle della Morte (Death Valley) in California. All’interno ci sono dei massi che si spostano “da soli” – e perciò sono dette moving rocks, o sailing stones -, che muovendosi formano delle lunghe scie sul letto del lago. E’ dagli Anni Quaranta che si sta studiando il fenomeno: esso sembra determinato dai forti venti e dal ghiaccio che si forma sui massi nei periodi più freddi.

IN AMERICA LATINA

Qui troviamo la Grotta di Naica, in Messico: 300 metri sotto il deserto di Chihuahuan, si trova una miniera di piombo e gesso in cui si formano giganteschi cristalli di gesso. Essi possono essere visibili però solo per pochi minuti, dato che la temperatura della grotta è di circa 48° e l’umidità è quasi al 100%: è un ambiente decisamente inospitale, frequentato solo da esperti.

Poi ci sono per esempio le Ande Secche di Cile e Argentina, le cui cime, dai quattromila metri in poi, sono caratterizzate da coltri di neve appuntita che danno origine a strane “costruzioni” alte anche 5 metri. Esse sono chiamate penitenti, in quanto ricordano i cappucci che si portano durante alcune processioni religiose. La condizione climatica di quest’area è tale che la neve si “sublima”, ovvero si trasforma da solida a vapore prima di sciogliersi grazie ai raggi del sole, attirati proprio dal bianco della neve.

In Venezuela, sul delta del fiume Catatumbo, sul Lago di Maracaibo, ci sono invece numerosissimi e lunghissimi temporali notturni con fulmini, molta umidità e venti caldi. La luce dei fulmini è così forte che veniva usata in passato da pescatori per orientarsi.

Un altro luogo interessante è situato davanti alla costa nordorientale del Brasile: il Parco Marino Nazionale di Abrolhos, dove si trovano i chapeiroes, colonne di coralli alte anche 20 m e misurare 5 m di diametro, la cui sopravvivenza è però minacciata dai cambiamenti climatici.

IN AFRICA

Tra il Camerun e il confine tra il Rwanda e la Repubblica Democratica del Congo, ci sono invece tre laghi considerati “mortali”: il Nyos, il Monoun e il Kivu. Si trovano dentro crateri vulcanici che esalano gas irrespirabili formati da anidride carbonica. In passato si sono verificate diverse eruzioni che hanno causato numerosissime vittime.

IN ASIA

In Bhutan, a causa del riscaldamento globale, c’è il rischio dello scioglimento dei ghiacciai himalaiani, sfondando dighe e colpendo villaggi. Inondazioni dei laghi glaciali, i cosiddetti GLOF (glacial-lake-outburst floods), vengono determinate da altri fenomeni naturali quali pressione dell’acqua,valanghe, terremoti od eruzioni vulcaniche sommerse.

IN AUSTRALIA

Alcuni luoghi strani e misteriosi si trovano invece in Australia. Come il Golfo di Carpentaria, sulla costa settentrionale, dove è più facile osservare i cosiddetti morning glory, ovvero scie di nubi che in genere si formano nel cielo alle prime luci dell’alba. Arrivano anche alla lunghezza di centinaia di chilometri e si formano con onde d’aria che arrivano dall’oceano e incontrano l’aria umida e calda del mattino, la quale arriva dal terreno.

A Shark Bay, infine, si trovano le stromatoliti, creazioni calcaree fossili prodotte poche migliaia di anni fa dai cianobatteri o dalle alghe azzurre. Gli esperti sostengono che ne siano state create di simili 3 miliardi e mezzo di anni fa, periodo in cui c’era solo l’ 1% di ossigeno nell’atmosfera.