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Sindaco di Alzano: “Se ripenso a quando mancava ossigeno, ho i brividi”

coronavirus sindaco Alzano Lombardo

Il sindaco di Alzano Lombardo ripensa ai drammi vissuti durante l'emergenza: "Non ci arrivavano risposte. C'è voglia di ripartire, ma non è facile".

Con la presenza del presidente Mattarella in occasione della giornata di cordoglio in ricordo delle vittime del Covid-19, tornano a farsi vivi i drammi vissuti nel pieno dell’emergenza coronavirus. Saracinesche abbassate giorno e notte, vie deserte, silenzio tenebroso interrotto solo dalle continue ambulanze dirette in ospedale: così Bergamo, città più colpita dall’epidemia, ripensa alle difficoltà affrontate e non perde la sua caratteristica voglia di fare e ripartire. Non sono mancati i gesti di solidarietà, le preghiere per le vittime e le famiglie, il rispetto composto davanti all’esercito che portava lontano le bare di chi è stato strappato alla vita da un male ancora misterioso. Niente flash mob e canti sui balconi: l’intera comunità bergamasca, legata da un ammirevole, intimo e profondo senso di appartenenza, per settimane si è stretta nel silenzio e nel ricordo di chi è deceduto. Il coronavirus ha distrutto intere famiglie, falciato gran parte della comunità locale e il suo ricordo resta profondamente nitido: così il sindaco di Alzano Lombardo, al centro delle indagini per la gestione dell’epidemia, ha ripensato a quei giorni difficili. A momenti in cui sembrava impossibile andare avanti, tra ospedali al collasso e personale sanitario sotto stress. Al dolore più umano davanti alla morte.

Coronavirus, il ricordo del sindaco di Alzano Lombardo

Camillo Bertocchi, sindaco di Alzano Lombardo che si è fatto conoscere nel corso della drammatica emergenza sanitaria, torna a parlare di quanto accaduto alla sua città e all’intera comunità Bergamasca. Non nasconde le fragilità di un uomo, ancora prima di sindaco. Esprime le difficoltà affrontate in virtù dell’incarico istituzionale che riveste e descrive la sofferenza profonda davanti alla morte di centinaia di concittadini. Ogni giorno Angelo Borrelli, capo del Dipartimento della Protezione Civile, snocciolava numeri che si accumulavano ininterrottamente, confusi e spaventosi. Ma dietro quelle cifre, c’erano persone, famiglie, genitori e figli. Zii, amici, lontani conoscenti. Accettare quanto accaduto resta una delle più grandi difficoltà.

A parlarne è stato il primo cittadino di Alzano Lombardo, che ha raccontato quanto vissuto nel pieno dell’allarme Covid-19. “Quei mesi per noi sono stati una lunga, infinita notte. Le settimane centrali di marzo sono state drammatiche per la gestione sanitaria”. Quindi ha aggiunto: “Ma la cosa peggiore è stata la mancanza di ossigeno. Se ci ripenso, mi vengono ancora i brividi.

Non nasconde le difficoltà di una situazione che ha gestito in autonomia, in attesa di risposte mai arrivate. “Mi telefonavano: mio padre non ha più ossigeno, non riesce a respirare. La gente mi ringrazia ancora per la comunicazione. I cittadini sentivano di tutto e noi sindaci abbiamo cercato di garantire la credibilità delle istituzioni. Ma non era facile”, ha raccontato al Corriere della Sera. E ancora:Noi stessi chiamavamo per avere risposte che non arrivavano. Ci dovevamo arrangiare”. “Nei primi tempi non riuscivamo nemmeno a dare una proporzione al problema. Fin quando abbiamo visto i dati dei decessi che venivano comunicati all’anagrafe”, ha spiegato straziato dal dolore. “Se tutto questo ci ha insegnato qualcosa sulla nostra pelle, è la necessità di essere comunità e di essere uniti. Questo è stato il nostro principale elemento di forza, senza il quale non saremmo stati in grado di uscirne”, ha ricordato.

“Io sento soprattutto la voglia di stare uniti. Ma in questo momento per noi è tutto difficile, direi molto lento. In qualsiasi cosa facciamo, tutto impone prudenza. Per noi c’è ancora una grande paura di ricadere in quella emergenza. Certo, c’è voglia di ripartire ma con la consapevolezza che non è facile, ha aggiunto. Poi il pensiero alle vittime e a chi è rimasto solo: “Si sente anche l’improvvisa mancanza di tante persone che avevano rappresentato figure di riferimento per la comunità. È un’altra emergenza, poco raccontata ma ugualmente drammatica. C’è bisogno di colmare i vuoti per tornare a lavorare insieme”.