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Slobodan Praljak muore avvelenato dopo la condanna per i crimini di Mostar

Slobodan Praljak

Slobodan Pralijak si è avvelenato dopo la lettura della sentenza da parte del Tribunale dell'Aja. Era accusato di crimini di guerra.

Slobodan Praljak è morto. Il politico croato si trovava davanti al Tribunale dell’Aja. Assieme a lui, altri cinque ex militari e politici bosniaci e croati attendevano il verdetto conclusivo della Corte. Praljak, processato e accusato di crimini di guerra, era già stato condannato a 20 anni di reclusione nel 2013. A seguito della lettura della conferma della pena, l’uomo ha deciso di farla finita. E’ accaduto in diretta tv: ha estratto dalla tasca una boccetta contenente del veleno e ne ha ingerito il contenuto senza esitazioni. ‘Non sono un criminale di guerra e non accetto la decisione‘, ha pronunciato prima di compiere il gesto estremo. In condizioni già gravi, è stato trasferito in un’ospedale de l’Aja dove è morto qualche ora dopo l’avvelenamento.

Slobodan Praljak

Slobodan Praljak si trovava davanti alla corte dell’Aia assieme ad altri sei imputati: Jadranko Prlic, Bruno Stojic, Milivoj Petkovic, Valentin Coric e Berislav Pušic. Tutti ex militari o leader politici bosniaci croati, si trovavano in Tribunale per la sentenza definitiva. Le loro condanne, già valutate negli anni scorsi, variano dai 10 ai 25 anni. La sentenza più dura è arrivata per Prlic, dal 1991 al 1994 Primo Ministro della Repubblica Croata dell’Herzeg-Bosnia. La pena minore è stata invece assegnata a Pušic, direttore dei campi di prigionia dell’Hvo, la milizia croato-bosniaca. Slobodan Praljak era stato condannato a 20 anni nel 2013 e stamane attendeva solo l’esito finale per la conferma della pena.

Crimini di guerra

Dal 1991 al 1994, Slobodan Praljak ha guidato le truppe dell’esercito croato responsabile del genocidio di migliaia di bosniaci di fede musulmana. Oltre 30 località differenti furono rase al suolo dalla furia omicida dei suoi uomini. Le accuse di crimini contro l’umanità e di violenze si accompagnano a quelle di trattamento disumano, deportazione di civili, persecuzione e stupro su basi politiche, religiose e razziali. Un guida cieca e sorda la sua. Correva l’anno 1993, quando Praljak venne a conoscenza del fatto che l’esercito croato aveva assediato il villaggio di Prozor. L’ex generale non proferì verbo e non agì affinché la strage non venisse commessa. Anche in altri casi di deliberate aggressioni ai danni di musulmani e di operatori per le organizzazioni internazionali non fece nulla.

Ponte di Mostar

Praljak è ritenuto il responsabile della distruzione di Stari Most, il ponte ottomano di Mostar simbolo della convivenza tra diverse culture. Bombardato dalle sue truppe l’8 novembre 1993, crollò il giorno seguente. Secondo la Corte del Tribunale dell’Aja si trattò di un danno dalle proporzioni inaudite per tutta la popolazione musulmana. Tutte accuse considerate ingiuste da Praljak. Stamattina ha deciso di porre fine ad un tragico capitolo di storia ingerendo del veleno. L’ex militare, assistito dal suo avvocato, aveva sottolineato di non reputarsi un criminale di guerra. Dopo il gesto, il legale ha subito lanciato l’allarme e chiesto l’intervento di un’ambulanza. Trasportato in un vicino ospedale, Praljak è deceduto a distanza di qualche ora. Aveva 72 anni.