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Juventus, Barcellona e l'indagine sull'esame di Luis Suarez

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Anche se l'affare Suarez è sfumato, per la Juve il caso non è chiuso. Il punto sul giallo di Perugia: dalla trattativa all'esame per il passaporto.

“Non coniuga i verbi, parla all’infinito. Ma te pare che lo bocciamo?”. In questa frase, intercettata dagli inquirenti, si riassume l’importanza di chiamarsi Luis Suarez. Le prossime settimane saranno utili capire se questa è solo la storia di un esame truccato da professori tifosi oppure se può essere stata il frutto della corruzione, nel disegno più ampio che muove gli interessi economici dell’olimpo del calcio europeo.

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Juventus-Barcellona: le operazioni di ingegneria finanziaria

Durante il calciomercato risalente al gennaio 2020 la Juventus e il Barcellona giostrano uno scambio di calciatori e plusvalenze servendosi dell’under 23 bianconera e della squadra B dei blaugrana. Anche se il rendimento dei trasferimenti è modesto, nello stesso anno la società di Andrea Agnelli mette a bilancio una plusvalenza da 6,13 milioni di euro. La storia si ripete con la trattativa conclusa nello scambio Pjanić-Arthur, a parti invertite.

Secondo i calcoli, infatti, l’operazione ha portato nelle casse del Barcellona 52 milioni di euro di plusvalenza prima della chiusura del bilancio al 30 giugno: un’operazione di ingegneria finanziaria. L’arrivo di Suarez a Torino poi, come è noto, era legato all’ottenimento del passaporto comunitario. Nell’ipotesi (poi concretizzata) dell’addio di Gonzalo Higuain, ballavano 20 milioni di risparmio netto in due anni, budget che sarebbe stato destinato all’ingaggio biennale dell’attaccante uruguaiano. Dopo l’incidente diplomatico sull’esame truccato, sostenuto all’Università di Perugia, il pistolero va via dal Barça a titolo gratuito per approdare all’Atletico Madrid del cholo Simeone. Contratto firmato con i colchoneros fino al 2022. Come per Arturo Vidal nel passaggio all’Inter, i blaugrana riceveranno una piccola somma in denaro in caso di raggiungimento di obiettivi sportivi: 6 milioni di euro, nel dettaglio, due dei quali saranno dovuti nel caso in cui gli uomini di Simeone dovessero raggiungere i quarti di finale di Champions League nelle prossime due stagioni.

Questo è di fatto il primo cambio di casacca senza denaro per Suarez, un giocatore che finora aveva mosso 116,52 milioni di euro nei suoi ultimi quattro trasferimenti. Impossibile non pensare che tutto ciò sarebbe potuto accadere nelle stesse modalità anche per la Juventus, che in questo modo avrebbe segnato un altro punto nella personale bacheca dei tantissimi “parametro zero” rivelatisi poi uomini chiave in campo e in affari negli ultimi 9 anni: basti pensare tra i tanti a Pirlo, Dani Alves, Khedira, Coman, Llorente, Pogba ed Emre Can.

L’indagine sull’esame sostenuto da Suarez

Anche se l’affare Suarez è definitivamente sfumato, per la Juve il caso non è ancora chiuso. L’esame “farsa” di lingua italiana sostenuto il 17 settembre a Perugia dall’ex attaccante del Barcellona continua a innestare ansia nell’ambiente bianconero. Precisiamo, però, che nessun tesserato della Juve risulta iscritto nel registro degli indagati e che i tre avvocati, Chiappero, Turco e De Blasi, sono stati già sentiti dai pm in qualità di testimoni informati sui fatti, potendo così chiarire le intenzioni su cui si basavano le telefonate intercorse tra il 7 e il 12 settembre con il direttore generale dell’Università per Stranieri, Simone Olivieri, quest’ultimo indagato proprio per falso ideologico, violazione di segreto e corruzione.

Insieme al direttore generale sono iscritti al registro degli indagati anche la Rettrice dell’Università Giuliana Grego Bolli, Lorenzo Rocca componente della commissione d’esame che ha valutato Suarez, la professoressa Stefania Spina che ne ha curato la preparazione con 4 lezioni telematiche sulla ormai nota piattaforma Teams e l’impiegata Cinzia Camagna, ovvero colei che due giorni prima dell’esame ha materialmente prodotto l’attestato di promozione, già compilato completo di votazione.

Nonostante siano passati al vaglio degli inquirenti, telefonate, chat e perizie sui più disparati dispositivi elettronici non si trova ancora il presunto corruttore. C’è però una certezza. Lo scambio avvenuto tra l’Università e i legali della Juventus ha sottolineato la mancanza di evidenze utili a tacciare la “Vecchia Signora” di truffa. Mancano pochi elementi: la procura di Raffaele Cantone sentirà in videoconferenza lo stesso Suarez, che al momento non è indagato. La Grego Bolli e Olivieri invece dovranno spiegare ancora tanto, a partire dal motivo per cui l’Ateneo si è messo a completa disposizione di Suarez, anticipando il suo esame di 5 giorni e, secondo l’accusa dei pm Abritti e Mocetti, favorendolo in tutti i modi. Il calciatore sapeva in anticipo le domande dell’esame, aveva imparato a memoria le risposte e conosceva le fotografie che gli hanno chiesto di descrivere in italiano. In altre situazioni analoghe, qualsiasi altro studente sarebbe stato imputato di falso ideologico, anche soltanto per aver apposto la propria firma su verbali ufficiali.