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Quale animale in giapponese si chiama neko

neko

Il gatto, importato in Giappone dai mercanti cinesi già a partire dal x secolo, è diventato subito un'importante compagnia per i nobili.

In molte culture, soprattutto orientali, alcuni animali sono molto importanti. Ciò accade anche nella cultura giapponese, in cui un animale è diventato quasi sacro: si tratta il gatto che, in giapponese, si dice “neko”. Ma vediamo le origini di questa sorta di venerazione. Sembrerebbe che l’importazione del piccolo felino nell’arcipelago nipponico, sia da attribuire ai mercanti cinesi, che importavano in Giappone merci di ogni genere. La stessa sorte è toccata al gatto, portato per la prima volta dai cinesi in Giappone intorno al X secolo e divenuto, nei secoli successivi, un’importante compagnia, soprattutto per i nobili.

Il gatto: un compagno inseparabile

I giapponesi prediligevano i gatti dalla coda corta, questo perché, secondo un’antica leggenda, un demone con le sembianze di un gatto dalla coda lunga e biforcuta, vagava per il Paese. Era quindi preferibile creare una razza nipponica dalla coda corta, detta a crisantemo 8, simbolo, peraltro della casa imperiale giapponese. Sono queste le origini del gatto Bobtail, il caratteristico felino giapponese dalla coda corta, che alcuni allevatori americani hanno recentemente introdotto anche in Europa.

Il gatto o “neko” nella cultura giapponese

Il piccolo felino, animale di compagnia anche nella cultura occidentale, rappresenta, nella cultura nipponica, una divinità dotata di poteri magici verso gli uomini. Tutti conosciamo il famoso “Maneki Neko”, il gatto dalla coda riccia, che sta sugli sci nelle case nipponiche e che siamo abituati a vedere nei negozi orientali con una zampa in alto, come se salutasse. Ebbene, si tratta proprio del Bobtail che, con la sua piccola zampa alzata, chiama i clienti. Rappresenta quindi il denaro, la fortuna e la salute, a seconda che tenga in alto la zampa destra o la sinistra. Le origini di questo simbolo portafortuna risalgono a circa cinquecento anni fa quando un samurai, salvando la vita ad un gatto che gli faceva cenno con la zampa alzata di andare verso di lui, fu in realtà salvato dal gatto che gli impedì di cadere in un’imboscata. Secondo un’altra leggenda, invece, un ricco feudatario, vedendo un gatto bianco che lo chiamava con la sua zampetta, gli andò incontro, evitando così di essere colpito da un fulmine.

Il gatto protagonista incontrastato

Il gatto, creatura che condivide da millenni il pianeta con l’uomo, presente ovunque, anche se con ruoli e storie diverse a seconda dei luoghi in cui ha vissuto, è oggetto di molte rappresentazioni artistiche e opere letterarie. Nella cultura giapponese il neko è stato ed è tuttora un animale molto fortunato. In realtà i gatti sono stati sempre ben visti e amati dalle culture di tutto il mondo. Giunti in Giappone a bordo di imbarcazioni che proteggevano dai topi, furono subito apprezzati e, in seguito, divennero guardiani dei templi Buddhisti , dimore di manoscritti preziosi, che però rischiavano di essere rosicchiati e distrutti dai topi. In Giappone ci sono dei templi ad essi dedicati. Il neko, dapprima compagnia della classe nobiltà, divenne poi un animale che poteva convivere anche con le classi più umili, proprio perché difendeva il territorio dai ratti. Ecco quindi che nacque una perfetta sintonia tra i giapponesi e il neko, sintonia e apprezzamento che durano ancora oggi nella cultura orientale. Basti pensare ai famosi “Cat cafè” del Sol Levante, bar in cui vivono gatti randagi salvati dalla strada o gatti che non possono vivere in appartamento con i loro proprietari. Questi possono però andare a trovarli per trascorrere un po’ di tempo insieme ai propri amici a quattro zampe.

Esiste in Giappone un’sola, l’isola di Tashirojima, detta l’ Isola del Gatto, in quanto regno incontrastato di questi felini, la cui presenza supera quella degli umani, per lo più anziani.