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Virologo Galli: "Meglio più tamponi e non lastricare mondo con plexiglass"

Galli plexiglass

Per il virologo Galli: "Ha più senso un tampone o un test sierologico in più che lastricare di plexiglass il mondo, soprattutto in questa fase".

Si è detto poco soddisfatto dell’eccesso di libertà riscontrato nelle ultime settimane e raccomanda di rispettare le dovute precauzioni apprese in questi mesi. A differenza di quanto dichiarato dal professor Zangrillo, per il virologo Galli il Covid-19 non può dirsi clinicamente morto. Restano fondamentali il distanziamento sociale e l’uso della mascherina. Per Galli:Il virus è sempre lì ed è sempre lo stesso. Meglio fare più tamponi e non lastricare il mondo di plexiglass. Quindi ha ricordato: “Al San Raffaele Pisana l’epidemia c’è già stata. I miei colleghi all’ospedale Tor Vergata hanno dei casi di persone intubate, in cui la malattia è sempre quella che era”.

Galli: “Più tamponi, meno plexiglass”

“Non diciamo fanfaluche: il virus è quello che è e nel momento in cui infetta la persona giusta, cioè quella con i fattori di rischio particolari, la porta fino alle condizioni in cui ha portato le persone all’inizio dell’epidemia”, ha tenuto a sottolineare il professore Massimo Galli. Per il virologo è fondamentale non abbassare la guardia, soprattutto in una fase ancora incerta. Ribadisce l’esigenza di rispettare le dovute precauzioni anti-Covid: Distanziamento, mascherine e igiene delle mani. Vanno mantenute nei limiti dell’applicabilità. Nel senso che, per esempio, dove c’è il distanziamento non diventi indispensabile l’uso perenne della mascherina”. Finché non ci sarà il vaccino disponibile non abbiamo altre alternative, ha commentato Galli.

Sulle altre regole di contenimento, ha dichiarato:Sono importanti, ma alcune sono state troppo enfatizzate ed estremizzate, soprattutto quelle che hanno riguardato la riapertura di molti esercizi pubblici. Così sono diventate difficilmente applicabili. Poi ha precisato: “Stare distanziati e usare la mascherina è relativamente semplice da fare. Invece per andare al bar o al ristorante, per esempio, si devono seguire delle regole estremizzanti, al limite dell’applicabilità. Quindi, probabilmente, diventano ampiamente disattese o portano a un comportamento di scarsa attenzione.

In conclusione, il virologo milanese ritiene che “la questione vada ripresa e riconsiderata nel suo complesso, cercando di rivalutare e uniformare le disposizioni che sono state fatte finora”. Inoltre, resta di primaria importanza il tracciamento. “Ha più senso un tampone in più o un test sierologico in più che, soprattutto in questa fase, lastricare di plexiglass il mondo”, ha detto chiaramente il virologo.