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Raoul Moretti presenta "Le intermittenze della vita": "Il mio diario musicale nato durante la pandemia"

Raoul Moretti nuovo album

Nell’intervista Raoul Moretti presenta il suo nuovo album, che rappresenta “una colonna sonora per descrivere gli umori vissuti durante la pandemia”.

Intenso e delicato, con l’arpa crea capolavori melodici che conducono nel cuore di tante emozioni. Da un vissuto personale (e mondiale al contempo) ha tratto l’ispirazione per nuovi brani: nasce così il nuovo album di Raoul Moretti. Nell’intervista l’arpista ha presentato “Le intermittenze della vita” e confidato il desiderio di tornare a condividere la sua musica dal vivo.

“Ho pensato di realizzare una sorta di diario musicale per descrivere le emozioni e gli umori di questa esperienza “stra-ordinaria” a cui l’umanità si è dovuta adattare”, spiega Raoul Moretti parlando della pandemia e del momento in cui il suo disco ha preso vita. Poi confida: “Ho sempre desiderato comporre un’intera colonna sonora per un lungometraggio e all’inizio l’idea per questo progetto era quella di creare la musica per un film distopico. Tuttavia, con il trascorrere delle settimane abbiamo scoperto che il tempo di “straordinarietà” diventava più lungo di quello che speravamo non fosse, con tutte le conseguenze quotidiane connesse, dal punto di vista sociale, psicologico ed economico. La realtà dispotica la stavamo vivendo, non era più finzione”.

Raoul Moretti presenta il nuovo album, “Le intermittenze della vita”

Esattamente due anni dopo il primo lockdown, Raoul Moretti presenta il suo nuovo album strumentale, nato proprio nei mesi in cui la pandemia aveva messo in ginocchio l’Italia intera (e non solo). Il ricordo resta impresso in ognuna delle 12 tracce. Al contempo, il disco è un grido di speranza, in attesa di “un’alba meravigliosa”.

Con i suoi brani, l’artista si propone di ridefinire le frontiere musicali dell’arpa, raccontando il percorso cronologico e l’evoluzione psicologica-emotiva vissuta durante il periodo di lockdown. Raoul Moretti, attraverso suoni e tecniche non convenzionali, declina l’utilizzo dell’arpa elettrica come emanazione diretta, per esprimere sé stesso come artista ed essere umano.

Prodotto e scritto dallo stesso Raoul, il disco vanta le preziose collaborazioni con il cantante sardo Beppe Dettori, che ricorre a un uso particolare delle corde vocali, e dei musicisti Wan Xing e Chan Shek Ming, che suonano in maniera sperimentale gli strumenti a corde della tradizione cinese, il Guzheng e il Guqin.

Il disco è strutturato in quattro parti, ciascuna composta da tre brani. Nella prima parte viene rappresentato in musica il punto di vista delle persone e le immagini esterne, come il silenzio delle città deserte e i runner solitari. Nella seconda lo sguardo si apre al mondo e alla Cina, rappresentata nei suoni dagli strumenti a corde della tradizione cinese. La terza parte, invece, descrive in musica gli aspetti psicologici dei momenti di crisi dovuti alla persistenza della situazione. L’ultima, infine, porta con sé la nascita di una forza interiore dell’uomo, con la speranza che tutto finisca.

Raoul Moretti nuovo album

Raoul Moretti: “Con l’arpa ho descritto le difficoltà e le emozioni vissute”

A proposito del nuovo album, Raoul Moretti ha dichiarato: Uso l’arpa elettrica in maniera personale, è il mio modo di esprimermi e me ne sento pienamente rappresentato. Quando è stato imposto il primo lockdown, nel bel mezzo di una situazione fuori dall’ordinario, ho avuto molto più tempo a disposizione. È stata l’occasione per fare nuove ricerche sonore e tornare a studiare. Tuttavia, il periodo di straordinarietà è proseguito e anche la condizione emotiva e psicologica ne è stata condizionata. I miei brani diventano così la colonna sonora di una realtà che abbiamo vissuto. Il disco è una sorta di percorso, dalle immagini più cupe degli inizi a “Un’alba meravigliosa”, il brano finale che rappresenta una rinnovata speranza alla quale tutti continuiamo ad aggrapparci. L’album è stato chiuso un anno dopo e per un altro anno è rimasto nel cassetto. Tuttavia, sebbene sia uscito due anni dopo il primo lockdown (quando ho impresso le sue prime note), l’album è ancora molto attuale. Ancora dobbiamo fare i conti tutti i giorni con la pandemia”.

Quindi ha aggiunto: “All’emergenza sanitaria oggi si aggiunge quella della guerra, che pesa duramente sulla condizione emotiva di ciascuno. Non abbiamo neppure avuto il tempo di rielaborare l’esperienza vissuta. Io ho provato a farlo con la musica. Ognuno ha vissuto la straordinarietà della pandemia in maniera diversa, ma alcune sensazioni sono sicuro abbiano accomunato davvero tutti. Inizialmente c’era quasi stupore verso ciò che stava succedendo. Guardavamo verso quella nuova realtà anche con un certo disincanto. C’era l’immagine della natura che si riprendeva i suoi spazi e abbiamo iniziato a riflettere sui difetti dei nostri ritmi di vita. Tutti abbiamo pensato potesse essere l’occasione per fermarsi, riflettere e poi ripartire in maniera diversa. Forse cambiati e migliorati. Il prolungarsi della situazione, tuttavia, ha comportato effetti negativi sotto molteplici punti di vista, quello psicologico ed economico fino a quello sociale. Abbiamo assistito a una disillusione che talvolta ha portato fuori il peggio dell’umanità, costretta a vivere una condizione emotiva molto forte. Tante categorie hanno smesso di lavorare, altre non hanno mai smesso ma si sono sentite sotto pressione. Da un giorno all’altro la routine di ciascuno è cambiata. È stata rivoluzionata. Così ciascuno ha vissuto le proprie intermittenze della vita”.

Poi ha ricordato: La musica è stata il mio rifugio. Ho dato libero sfogo alla creatività, sia per realizzare il mio nuovo album sia “Animas” con Beppe Dettori. Ho incanalato tutto nella musica per non morire dentro“.

“Le intermittenze della vita” riprende anche il libro di José Saramago, che nella sua penna ha coniugato genio, talento, passione, estro e originalità. È uno scrittore che adoro. I suoi libri prendono ispirazione da un paradosso. È un fatto straordinario a generare il resto della storia. Nel romanzo a cui mi sono ispirato, l’autore racconta che dall’oggi al domani si smette di morire. Un fatto straordinario per il quale si è anche contenti, eppure ne emergono poi una serie di conseguenze. Saramago ha sviluppato magnificamente il romanzo, con tutte le implicazioni che l’idea iniziale compota”, ha commentato Moretti.

I prossimi progetti

Raoul Moretti è un arpista italo-svizzero versatile e sperimentale, con un approccio molto originale allo strumento. Oggi è uno degli arpisti più innovatori con una traiettoria artistica internazionale. Infatti, si esibisce in oltre 20 Paesi in tutto il mondo e con la sua arpa si fa interprete di diversi generi musicali come avant-garde, pop-rock, electronics e classic, sfociando persino in altre forme d’arte come danza, pittura, cinema e video-installazioni, senza tralasciare teatri, discoteche, strade, strutture ospedaliere e stazioni. In vent’anni di attività, dopo esperienze in ambito classico cameristico e lirico-sinfonico, ha collaborato con tanti artisti, come la violoncellista Julia Kent, il violinista e cantautore Michele Gazich, Paolo Fresu, Gavino Murgia, Franco Mussida, Davide Van de Sfroos, il gruppo svizzero Vad Vuc, i Maisie, Max Brigante, Fiorello, il comico Leonardo Manera, l’attrice Isabella Carloni, i video artisti Olo Creative Farm e i progetti Nichelodeon e Wuji Ensemble.

Raoul Moretti nuovo album

Ha vinto il premio L’artista che non c’era 2020, il premio Archivio Cervo 2020 in duo con Beppe Dettori ed è arrivato come finalista alle Targhe Tenco 2020. È l’ideatore e il direttore artistico del Festival Internazionale Arpe del Mondo, che riunisce in Sardegna i migliori arpisti di tutti i generi da ogni parte del pianeta.

Al momento, dopo l’entusiasmo per il nuovo album, Raoul svela: Ho solo un’urgenza: tornare a suonare dal vivo, sia da solo sia con Beppe Dettori. Significa tornare a vivere e scambiarsi emozioni. È una condivisione davvero speciale”.