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Lettera di Alessandro Quarta a Conte: "Lo spettacolo è senza garanzie"

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Mancano garanzie al mondo dello spettacolo, fatto di artisti e tecnici: così il violinista Alessandro Quarta ha scritto una lettera al premier Conte.

A lungo il clima di lutto ha accompagnato le nostre giornate. Svagarsi, dimenticare le preoccupazioni, accantonare i problemi, non avere paura resta difficile per gli italiani, che però hanno voglia di ripartire. Da lunedì 18 maggio l’Italia riapre: i negozi alzando le serrande dopo interminabili settimane di lockdown e la quasi totalità delle attività tornano funzionanti. C’è un settore al quale ancora mancano garanzie: è il mondo della musica e dello spettacolo. Per questo motivo, il violinista e compositore Alessandro Quarta ha scritto una lettera al premier Giuseppe Conte e al ministro Dario Franceschini in difesa della sua categoria.

Dopo aver lanciato la petizione “L’arte è vita” per difendere lo spettacolo dal vivo, raccogliendo oltre 20mila firme, Alessandro Quarta ha espresso la sua riflessione al Presidente del Consiglio e al ministro Franceschini. Così il musicista si è fatto portavoce di tutti i lavoratori del mondo dello spettacolo che sono ancora in attesa di risposte dal governo e invita a tutelare il settore della cultura e della musica.

In molti, inoltre, ricorderanno l’esibizione di Alessandro Quarta a Sanremo 2019, nella serata duetti. Al fianco de Il Volo, che dopo l’esibizione all’Ariston hanno festeggiato i 10 anni della loro carriera, si è cimentato in un tour estivo. Durante il lockdown, invece, si è cimentato nella stesura del brano “Andrà tutto bene”, già presente in tutte le piattaforme. Senza svelare troppo, ha anticipato che è al lavoro per due nuovi progetti. All’indomani dell’emergenza sanitaria spera che gli italiani riscoprano la bellezza dell’essere italiani.

Violinista Alessandro Quarta: la lettera al Governo

“Siamo un popolo di Artisti, di Lavoratori. Siamo i lavoratori dello spettacolo, artisti e non solo… Quelli che sono in scena su un palcoscenico e quelli che non appaiono sullo stesso ma sono altresì importanti, necessari, e sono tanti: tecnici audio, tecnici luci, trasportatori, montatori, fotografi, manager, uffici stampa, promoter, organizzatori, registi, sceneggiatori, drammaturghi, coreografi, montatori di grandi palchi”, ha ricordato. Ma anche: “Impiegati amministrativi, agenti di spettacolo, scenografi, costumisti, operatori del cinema, sarti, truccatori, parrucchieri, addetti alle pulizie, alla biglietteria, addetti di sala, maschere, giornalisti di settore”.

Loro hanno bisogno di noi artisti per vivere, come noi artisti abbiamo bisogno di loro per esprimerci lavorando”. Si perché l’Arte (Musica Classica, Pop, Rock, Jazz, Prosa, Lirica, Danza) è un Lavoro!”, ha giustamente sottolineato.

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Quindi ha ribadito: “Anche tra gli artisti sul palco c’è un mondo di lavoratori senza garanzie: professori d’orchestra, coristi, ballerini aggiunti, compagnie teatrali, gruppi di musica da camera, band”. E ancora: “Associazioni culturali, associazioni concertistiche, attori, musicisti, cantanti, ballerini, comparse, orchestre, compagnie di ballo e teatri autonomi”.

Il mondo dello spettacolo dal vivo è un mondo artigiano e operaio, fatto di fatiche mal pagate e di passione come stimolo per andare avanti, di persone che spesso lavorano su chiamata, che non hanno cassa integrazione, che non possono ricevere i tanto discussi €600 una tantum e che ora sono sull’orlo della miseria. Dove verranno trasportate tutte queste anime quando si farà lo streaming? Dovranno cambiare lavoro?”, si chiede.

Le possibili soluzioni

Quindi ha dichiarato: “Lo Streaming dovrebbe coprire i posti vuoti in teatro, quei posti vacanti per rispettare i giusti limiti di distanza, come si rispetteranno in tutti gli altri settori su cui Voi state lavorando per aprire al più presto. Un esempio, in un Teatro di 1.000 posti entrano 400 persone, le altre 600 assisteranno, con l’acquisto di Ticket online, all’evento grazie allo Streaming, senza ovviamente sforare la capienza dei posti del Teatro. Lo stesso per i luoghi all’aperto, nelle Piazze, nei Giardini Pubblici, negli Stadi, e nei vari Siti delle nostre Splendide Città amate e Invidiate in tutto il Mondo dove non si è mai fatto un Concerto”.

Per il violinista Alessandro Quarta, stando a quanto riportato nella lettera a Conte e Franceschini: “Questo potrebbe essere invece un modo per far scoprire “l’Arte nell’Arte”. Sfruttando il periodo estivo, dobbiamo aprire già a giugno. Così nei mesi estivi si avrà il tempo di preparare i tanti Teatri al chiuso (la maggior parte senza fondi e aiuti) all’adeguamento delle regole per portare in Streaming tutti gli eventi prossimi 2020/2021″. In tal modo è possibile “mantenere alta l’Allerta Virus”. Ma anche “riportare la Nostra Nazione, madre dell’Arte nel Mondo, allo sviluppo Economico “Made in Italy”, sfruttando i tanti Talenti Artisti Italiani e tutti i Lavoratori Italiani dello Spettacolo”.

Le incertezze sul futuro dello spettacolo

Poi ha tenuto a sottolineare: “Un violino Stradivari porta con sé la storia del suo suono. Nato in un bosco, non potrà mai essere riprodotto fedelmente da nessuna tecnologia”. Non vuole fare il tecnico né il politico per dare indicazioni su come “risolvere queste problematiche”. Ma si pone una domanda: “Perché uno studio sull’assembramento in un’azienda, in chiesa, in una campo di calcio, al cinema all’aperto sì? Invece, per l’immenso settore dello Spettacolo no?”. Non mancano le perplessità. Infatti, ha dichiarato: “Nelle varie dirette del Parlamento vedo voi stare distanziati e anche alcuni senza mascherina. Anche nella Diretta che ha fatto da Genova con tutti i meravigliosi lavoratori dietro di Lei senza alcun Distanziamento. Ma noi non possiamo farlo sul palco. Come non possono farlo il pubblico o i lavoratori dello Spettacolo. Non credete che state dando un cattivo esempio?”.

Rivolgendosi direttamente al Presidente Conte e al Ministro Franceschini ha detto: “Mi viene la frase “Fate come diciamo noi, ma non fate come fcciamo noi”. Senza parlare che in questo periodo voi siete stipendiati e noi, come la maggior parte degli Italiani di qualsiasi settore, no”.

Poi ha ribadito: Le soluzioni sono tantissime e non posso essere sciorinate con facilità. Ma solo con un team di esperti del settore, persone che conoscono ad occhi chiusi tutto ciò che succede prima e durante uno spettacolo, dietro le quinte, sui palchi, nelle platee, nei foyer, nei camerini, negli impianti tecnici e sartorie, nei corridoi della sicurezza, nei parchi, nelle piazze, dietro i grandi palchi. “Ovunque per noi sia un posto di lavoro””.

Le preoccupazioni sono all’ordine del giorno. Per questo motivo, scrive il violinista Alessandro Quarta nella lettera a Conte, “bisogna trovare con urgenza una soluzione tecnica”. In questo modo si potranno far “rispettare le distanze. Pensi che già nei Teatri gli ordini di palchi permettono di farlo, come all’aperto le sedie bloccate a una distanza non modificabile. Se state cercando e trovando delle soluzioni per altri settori, non capisco perché non troviate un modo per risolvere URGENTEMENTE anche l’immenso settore dei Lavoratori dello Spettacolo”.

Le riflessioni sulla situazione attuale

“Ora dobbiamo preoccuparci delle tante persone che dentro casa possono morire”. Cominciano così le attente osservazioni del violinista Alessandro Quarta, che in merito alla lettera scritta al premier Conte ha commentato: “Finalmente c’è un progetto scritto dal Comunicato scientifico da sottoporre al governo. Sono contento della prima tappa. Ma ora non vogliamo solo parole. Mancano i fatti. Il mondo dello spettacolo è un’azienda fatta di 600mila lavoratori. Si tratta di “artisti e dipendenti sotto contratto”. Un ambito che deve essere supportato da “garanzie che devono arrivare quanto prima. In Italia si fa poca musica con contratti a tempo indeterminato. La maggior parte lavora a progetto”.

Se dovesse prendere in mano la situazione, sfrutterebbe il periodo estivo. “Come sono state adottate le dovute garanzie per la riapertura delle chiese, misure simili possono essere prese per i concerti. Sfruttiamo gli spazi aperti: teatri, arene, stadi. Portare i concerti nei siti archeologici che non sono mai stati sfruttati e sono pochi sconosciuti”. Questo significa “portare l’arte nell’arte”. Creare un connubio simile sarebbe speciale e un modo per valorizzare le preziose bellezze del nostro Paese. Poi ha tenuto a sottolineare chein Portogallo la cultura è stata messa al primo posto, proprio come i supermercati. È stata considerata un bene supremo. Bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica”.

Per lui continuare a suonare da casa è stato il più grande errore. A fine marzo ho smesso anch’io, perché sembrava che gli artisti stessero bene. Eppure i soldi non arrivano. Deve passare l’immagine corretta: oltre al bisogno psicologico di tornare a suonare e fare concerti, c’è un bisogno materiale e fisico. Servono i soldi, altrimenti come si vive?”. Quindi ha giustamente ricordato che il mondo della musica “non è fatto solo dai big. Quest’ultimi hanno sbagliato non mettendosi nei panni dei piccoli e non proteggendoli”. Tuttavia, questi big, che Alessandro Quarta definisce “personaggi televisivi”, senza i più piccoli “non sarebbero tali”.

Come sarà la ripartenza

Una volta riavviato il settore della musica, il pubblico, da sempre componente essenziale per gli artisti e il loro successo, avrà voglia di svagarsi e tornare alla normalità? O, al contrario, la gente avrà una certa sfiducia e paura?

Per il violinista: “Dipende dalle persone. Alcuni vorrebbero ancora restare in casa per far fronte all’emergenza Covid-19. Ma altre hanno bisogno del contatto e, soprattutto, del lavoro. Il lavoro è una forma di ripresa, è vita e libertà. Alessandro Quarta non ha dubbi: “Ci si riprenderà benissimo, perché c’è il bisogno di vivere, di ritrovare il sorriso. Simile sensazioni non le recuperi ascoltando la musica al telefono. Serve uscire e risentire il profumo della natura”.

La musica di Alessandro Quarta

Per il violinista per avere successo non basta il talento, componente essenziale per farsi strada, ma anche disciplina e una cura assoluta e minuziosa per i dettagli. Qual è quindi la chiave del successo di Alessandro Quarta? Qual è la sua unicità?

“Senza talento non serve studiare 20 ore al giorno. Il talento e la predisposizione sono alla base del successo”. Serve anche “attenzione”, per focalizzarsi sui propri errori ed essa dev’essere “maniacale”. Quindi ha commentato: “L’emozione dev’essere vissuta a pieno dal musicista, così che possa essere percepita anche dall’ascoltatore”. Del proprio lavoro, sia esso di scrittura o di interpretazione, bisogna averne “cura” e “allenarlo”. In questo modo si diventa “riconoscibili”, ha spiegato.

Le sue parole oggi più che mai appaiono vere e attuali: in mezzo all’omologazione imperante ai giorni nostri, la cura dei dettagli e la minuziosa definizione della propria identità sono ingredienti essenziali per fare la differenza.