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Coronavirus, il test rapido è in arrivo ed è stato studiato in Italia

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La DiaSorin è pronta per presentare il nuovo test rapido per la diagnostica del Coronavirus, una svolta che aiuterà gli ospedali.

Buone notizie dal fronte Coronavirus: a breve diremo addio ai tamponi per il nuovo test rapido. Solitamente sono necessarie dalle 5 alle 7 ore per avere un risultato da tampone, grazie al nuovo dispositivo di testing sarà possibile ridurre i tempi a solo 1 ora.

Coronavirus: arriva il test rapido

Il test rapido per il Coronavirus sarà prodotto da DiaSorin, multinazionale che opera nella immunodiagnostica e diagnostica molecolare. Gli studi necessari allo sviluppo di questo innovativo sistema molecolare di identificazione si sono svolti in territorio italiano, presso l’Ospedale Spallanzani di Roma e il Policlinico San Matteo di Pavia.

La presentazione del test rapido avverrà verso fine marzo 2020 e a fare gli onori sarà la Food and Drug Administration. Tale procedura consentirà alla DiaSorin di ottenere il marchio CE in Europa per il dispositivo e l’autorizzazione all’utilizzo in emergenza.

Come funziona il test

Il nuovo sistema di diagnostica segue un protocollo Oms: si analizzano diverse regioni del genoma virale, al fine di ridurre al minimo l’impatto delle possibili mutazioni future. Usa la tecnologia Mdx, che permette di avere un riscontro in tempi davvero molto brevi.

Sono già diversi gli ospedali europei e americani che usano gli analizzatori Liaison Mdx. Secondo le stime, ne sono stati installati oltre 800 per la diagnosi di altri virus e infezioni batteriche.

Un aiuto per il sistema ospedaliero

“Ci siamo attivati non appena sono state rese pubbliche le informazioni sulla sequenza genetica del virus, collaborando con i centri di riferimento italiani e statunitensi per sviluppare test molecolari veloci e accurati per fronteggiare questa emergenza sanitaria“, dichiarano i portavoce di DiaSorin. Lo studio ha preso in analisi oltre 150 sequenze virali, per far sì che potessero rilevare tutte le varianti conosciute di Coronavirus.

Il lancio del dispositivo si presenta come un’innovativa soluzione per decentralizzare i test diagnostici e contribuire al miglioramento del ricovero pazienti. Non resta quindi che aspettare la fine di marzo 2020 per poterne trarre beneficio sul campo.