Cominciamo a chiamare le cose col proprio nome: legittimazione, pericolosa normalizzazione. Meglio non disturbare “il can che dorme”: può tornare utile quando c’è da votare.
Il ministro della Transizione ecologica di un Paese che ha in mano 130 miliardi chiede a una diciottenne le soluzioni per il clima dimenticandosi completamente che quel compito spetterebbe a lui.
Se giri la clessidra e giochi con il tempo ti accorgi di una cosa: che la Storia non è maestra di nulla e che la Scienza genera sospetto prima che rispetto.
Davvero in nome dello spettacolo e utilizzando una più sfumata (e vigliacca) versione del "se l'è cercata" ci si può permettere di banchettare sui corpi delle donne uccise?
Tutti a versare lacrime di coccodrillo per quanto è successo in Afghanistan: dal ripristino della sharìa al burqa che copre il volto delle donne fino ai diritti negati alle donne stesse che pagano più di tutte questo salto indietro.
L'impennata delle prenotazione dei vaccini dopo l'introduzione del Green pass obbligatorio per accedere a determinati servizi dimostra che migliaia di italiani hanno evitato di vaccinarsi per un becero egoismo.
L'esclusione dei dipendenti di bar, ristoranti, cinema e palestre dal novero di coloro che devono avere il green pass è un paradosso concettuale che vanifica lo scopo sanitario del decreto.
Vogliamo rinunciare a raddrizzare tutto ciò che oggi ha reso irrinunciabile questo assegno o lasciare che chi vi ricorre continui a sopravvivere, tirando innanzi sotto la soglia di povertà?